sabato 29 ottobre 2016

L'arte realistica di Stefano Ornella



Stefano Ornella è uno di quegli artisti che parla poco ma colpisce nel segno e non ho nessun dubbio che, in fatto di disegno, fin da piccolo, nessuno nemmeno tentasse di essere alla sua pari. Ed anzi, credo che la sua insegnante di disegno fosse riluttante a proporre il disegno dal vero. Ciò in quanto, come a volte la fantasia supera la realtà, un disegno può essere talmente perfetto, da dare vita a soggetti fantastici, quando sono stupendamente precisi. Ho avuto la fortuna di conoscere Stefano il decoratore, prima ancora che l’artista, per restare stupita davanti alle sue canne di bambù che spuntano dall’acqua e solo perchè non ho coraggio di osare fino a tanto, non gli ho ancora chiesto di realizzare il bosco dei miei sogni, dove perdermi tra i sentieri.
“La regina esita”, acrilico più veloce e di tocco più libero rispetto ai lavori più realistici degli asini e altri recenti ammirabili nel suo sito d’artista www.stefanoornella.it razzola, come altri galli e galline, nella corte virtuale di Borgo Colmello, ma il suo sguardo è attonito: diffidente ma anche incuriosito. Pare incerto, infatti, nel dubbio: mi vuol tirare il collo o mi porta del cibo? Stefano, per ora, non ci vuole svelare se è inganno o intento.
L’arte di Stefano Ornella, come racconta Cristina Feresin, è un realismo portato all’estremo, fino ai confini della visione onirica, dai forti contrasti cromatici, da soggetti in cui il mondo animale e quello umano si scambiano di ruolo e la spazialità diventa un concetto relativo. E’ visionaria e surreale l’arte di Stefano Ornella, molto vicina per attitudine ed interessi alla pittura contemporanea nordeuropea (Germania, Belgio), con cui condivide l’attenzione per la pittura antica e moderna ma attualizzandone la prospettiva e l’immagine. Le figure che costituiscono le ultime composizioni dell’artista, cavalli, centauri, viandanti resi con un intenso turchese, si innestano su sfondi, dalla profondità appena percepita, monocromatici e di tonalità neutra, e si completano con elementi simbolici, una mano, l’albero, il cancello. Le opere così concepite vanno ben oltre i codici classici della rappresentazione, ponendosi in quello spazio privo di coordinate temporali definite, sospeso tra il visibile e il non visibile.

Stefano Ornella
Nato nel 1969. Originario di Monfalcone,  studia pittura all’Istituto Statale d’Arte di Gorizia e successivamente all’Accademia di Belle Arti di Venezia diplomandosi nel 1992.
Oltre l’attività di pittore e incisore affianca quella di illustratore e decoratore.
Vive e lavora a Turrida di Sedegliano 33039, Udine, in via Gen. Pressacco 33.
e-mail: imaginariuspictor@gmail.com
www.stefanoornella.it
www.prologoart.it/
 

lunedì 24 ottobre 2016

Tra galline e gallinelle, nell'aia metafisica di Borgo Colmello, razzola anche il gallo di Michele Nardon

Michele Nardon, classe 1983, è il più giovane artista che partecipa alla rassegna Ritratti e bestialità di corte che si sta svolgendo a Borgo Colmello, Farra d’Isonzo. Ma pur essendo poco più che trentenne non per questo non può vantare un curriculum di assoluto prestigio, soprattutto per la sua ricchezza e particolarità. Basti pensare alla partecipazione, nel 2009, ad un viaggio a piedi, attraverso le province friulane, in compagnia di un fotografo, uno scultore ed uno scrittore, per ricercare all’interno dei comuni, le tracce lasciate da persone scomparse che usarono la poesia per esprimersi e raccontarsi. Progetto che poi portò alla realizzazione di una mostra itinerante.
Anche Michele proviene dalla quella fucina d’artisti che è l’Istituto d’arte Max Fabiani di Gorizia, anche se, successivamente, ha proseguito i suoi studi all’Accademia delle Belle arti di Venezia, frequentando il corso di tecniche dell’incisione di Gianfranco Quaresimin e laureandosi con il massimo dei voti discutendo la tesi dal titolo “La figura dell’insetto tra metamorfosi e metafora”, presentando un portfolio contenente incisioni calcografiche, incisioni su vetro ed elaborati pittorici.
Pur essendo, comunque, un grafico, come racconta anche Davide Polo nella gradevolissima presentazione di questo artista, che ha deciso di aprire il suo studio laboratorio a Cormons, per la collettiva a fine benefico ha usato la tecnica pittorica nel rappresentare un gallo, mantenendo inalterata la straordinaria solarità delle altre sue opere. E non potrebbe essere diversamente al solo conoscerlo. Perchè Michele, alto, con la barba, gli occhi buoni è veramente l'ideale rappresentazione del personaggio di una fiaba e non ho alcun dubbio che se vivesse negli USA sarebbe stato già scritturato dagli autori di Once upon a time.

sabato 15 ottobre 2016

La gallina regina dell'aia.



Ci sono pochi altri animali che, come il pollo, vivono in maniera così organizzata rispettando le gerarchie di gruppo. Nulla di più errato, pertanto, ritenere siano animali sciocchi. Gianni Marega ed Edino Valcovich le hanno immortalate nelle tele utilizzando le tecniche loro abituali.


Chissà perché quando una ragazza è sciocca si usa dire che è una “gallina”, mentre il pollo non è per nulla un animale sciocco. Uno dei motivi, forse, che hanno influenzato l’errata opinione di questo uccello potrebbe essere quello che, onnivori, beccano e mangiano anche sassolini. Infatti, quando vivono in libertà, spesso grattano il suolo alla ricerca di semi, insetti e animali come lombrichi, lucertole e piccole serpi. Ma non solo.
Una loro caratteristica peculiare è di cercare e beccare anche sabbia, piccoli sassi, granelli di minerali che trovano nel terreno, tanto che nei pollai all'aperto si usa aggiungere regolarmente maceria di riporto; questo comportamento istintivo dell'animale è dovuto in parte al fatto che ingerendo piccole quantità di minerale il guscio delle uova prodotte ne risulterà migliore, ma il motivo preponderante va ricondotto alla digestione, che avviene più facilmente se nello stomaco sono presenti dei frammenti di roccia che svolgono la funzione dei denti, di cui ovviamente il pollo è sprovvisto.

La scelta di Gianni Marega (ed anche di Edino Valcovich)
Non è banale, pertanto, la scelta di rappresentare una gallina, nell’ambito della collettiva, quella di Gianni Marega e di Edino Valcovich, tutt’altro. Infatti, tra gli animali di/da cortile il Gallus gallus domesticus, che in base all’età cambia nome, (pulcino, fino a 3-4 mesi ed un peso di 500 g; pollo di grano, fino ad 1 anno e 1 kg di peso; pollo o pollastra, fino a maturità ed un peso di 1,5 kg circa; galletto il maschio giovane di circa 6 mesi; gallo ruspante quello al massimo di 10 mesi; cappone il maschio castrato all'età circa di due mesi che arriva fino a circa 2,5 kg) i polli domestici sono sempre stati allevati per moltissimi scopi: carne, uova, piume, compagnia, gare di combattimento tra galli, motivazioni religiose, sportive od ornamentali.

Ma a Gianni, che non ama molto parlare di sé, anche se ogni cosa di lui rappresenta in maniera inconfutabile la sua intolleranza al conformismo a partire dalla sua casa al margine di un bosco, dove la natura vi entra rendendo interno/esterno un unico spazio vivibile, abbiamo chiesto di indicarci il perché di questa scelta. Ed ecco ciò che ci ha raccontato.
Si parte da John Lennon, per entrare nella Corte di Bestialità e nel Ritratto alla gallina, che ho estratto dalla mia infanzia.
"God Morning Good Morning" è una canzone scritta dal Lennon di Sgt. Pepperr's Lonely Hearts Club Band , la Corte "magica" dei Beatles.
Quei versi delle bestie di corte, sistemate alla fine della canzone, in modo che ogni animale fosse in grado di divorare o spaventare l'animale che lo precedeva...
..........e poi l'effetto sonoro finale del verso della gallina, eccola la gallina, sincronizzato perfettamente per trasformarsi nel suono della chitarra del brano "magico", Sgt. Pepperr's Lonely Hearts Club Band......
.......canzone ispirata da uno spot televisivo, altra corte di bestialità, dei corn flakes della Kellog.

E quella di Lucio, del leone  e la gallina, una Corte di gonne svolazzanti e di bestialità piene d'eros, ansiose d'essere sollevate.
"La gallina coccodè spaventata in mezzo all’aia fra le vigne e i cavolfiori mi sfuggiva gaia
Penso a lei e guardo te che già tremi perchè sai che fra i boschi o in mezzo ai fiori presto mia sarai
Arrossisci finchè vuoi, corri fuggi se puoi.......Ma…ah…non servirà.....Ma…ah…non servirà 
C’era un cane un pò barbone che legato alla catena mi ruggiva come un leone, ma faceva pena
Penso a lui e guardo me che minaccio chissà che, mascherato da leone, ma ho paura di te
Arrossisci tu che puoi, io ruggisco se vuoi, ma…ah…cosa accadrà, ma…ah…cosa accadrà.
Sono io che scelgo te o sei tu che scegli me, sembra quasi un gran problema, ma il problema non c’è
Gira gira la gran ruota e la terra non è vuota, ad ognuno la sua parte, saper vivere è un arte
Arrossisci finché vuoi, corri fuggi se puoi...Ma…ah…non servirà....Ma…ah…non servirà"

E poi la demenzialità, il grottesco, il non senso, dei ritratti e la bestialità della Corte in queste bestialità di Corte, nei versi ironici e drammatici di Cochi e Renato
"Fru, frutti-rutti-ru frutti-rutti-ru ru ru ru fru, frutti-rutti-ru frutti-rutti-ru ru ru ru
La gallina non è un animale intelligente lo si capisce, lo si capisce da come guarda la gente.
Infatti all'inizio del mondo essa veniva chiamata volpe. Perché volpe? Ma volpe, per le sue belle piume! A sì, sì volpe!
Mentre l'asino non era ancora in commercio perché non era diventato ruota.
Io ho visto un incidente dove c'era un camion scarico di lavabos che si è scentrato con un pulman con su tutta la gente che mangiava i sandwic e ha perso una ruota.
Ma del resto tutta la vita è una ruota e la gallina seduta nella via ripete, ripete, ripete il suo gesto.
La gallina solo di piume è ricoperta e sta sempre rinchiusa all'aria aperta e non prova invidia né avversione neanche verso le pecore che le passan davanti col maglione.
Tutte le pecore nella loro superiorità superba gli passan davanti con un maglione di chasmire e con un bottone proprio qui sul collo.
L'unica cosa calda che ha sono le uova che ci dà sempre fresche.
La gallina non è un animale intelligente lo si capisce, lo si capisce da come guarda la gente.
Così pensammo di aiutarne una. Una bella gallina tutta ricoperta di piume e di sotto aveva un magazzino di scarpe e dietro un tugurio dal quale uscivano le uova.
E così scoprimmo che la gallina ama molto il caldo e che denudata, oliata per evitare le scottature, messa a centoventi gradi essa perde ogni scontrosità e diventa molto buona.
La gallina non è un animale intelligente lo si capisce, lo si capisce da come guarda la gente.
È buona la gallina. La gallina è molto buona, ma non è intelligente. Come è buona la gallina.
Assaggia questo pezzo senti...Che buona la gallina...Come è buona la gallina, non è intelligente però è molto buona."

Infine, chi è la gallina? Certo, si sa, la gallina non è un animale intelligente, e come dice il saggio, specialmente se deve governare una collettività da cui dipendono le nostre vite. .........animale totalmente stupido??? ....certo, ho conosciuto galline che guardavano la Tv (dipende che programmi ovviamente), ma.........la vita nel pollaio, quello di una volta, aveva una ben precisa gerarchia.  Ogni gallina utilizzava sempre lo stesso posto, mangiava nel rispetto di un ordine ben stabilito, deponeva l'uovo nella sua cesta ed aveva un rapporto più o meno stretto con il gallo di turno. Insomma una società di polli soggetta a regole ferree che non possono essere violate pena un bella dose di beccate.
Un tempo ogni cascina aveva il suo pollaio grande o piccolo... mia suocera teneva sempre tre o quattro galline che, dopo aver deposto uova per qualche anno, trascorrevano il resto della loro vita nella più assoluta inoperosità poiché nessuno aveva il coraggio di trasformarle in brodo. Non intelligentissime, ma il loro rapporto con l'uomo e l'ambiente era sereno.
Oggi un pulcino che deve raggiungere il peso di quasi tre chilogrammi in poco più di quaranta giorni, ingozzandosi ininterrottamente, con le luci accese 23 ore su 24, non è in armonia con la vita e nemmeno una gallina ovaiola che depone uova a ripetizione in una gabbietta 30x25 centimetri.   
Forse non sono dotati di particolare intelligenza ma certamente meriterebbero più di rispetto.
Io ho ritratto "la gallina" e ne vado orgoglioso.
Tu sei come una giovane, una bianca pollastra.
Le si arruffano al vento le piume, il collo china per bere, e in terra raspa;
ma, nell'andare, ha il lento tuo passo di regina, ed incede sull'erba pettoruta e superba.
È migliore del maschio. (Umberto Saba)

Edino Valcovich è ingegnere e docente universitario. Per ragioni professionali si è da tempo confrontato con il disegno. Sia quello tecnico che permette di rappresentare gli oggetti da progettare, sia con quello a mano libera che consente di sintetizzare con immediatezza un particolare, una semplice soluzione costruttiva. Il disegno a mano libera aiuta anche ad archiviare un'idea, una senzazione, un ricordo, una riflessione, un pensiero. Da qualche anno però, il disegno a mano libera e l'acquerello viene usato anche per rappresentare momenti extra professionali che possono essere considerati dei personali percorsi di ricerca artistica.

domenica 9 ottobre 2016

Il gallo di Marina, artista dalle mille idee ed iniziative


Se c’è un'artista con la A maiuscola, che alla creatività coniuga entusiasmo, passione, generosità, disponibilità e l’elenco potrebbe ancora continuare, questa è Marina Legovini. Una donna che invidio per le mille cose che riesce a fare. E tutte bene. Una donna eclettica che ha fatto dell’arte il suo mondo, a 360 gradi. Dall’insegnamento, nella sua più pura accezione del termine che è la condivisione della conoscenza, alla promozione di nuovi giovani artisti. Conoscerla, proprio un anno fa, in occasione di una mostra organizzata dal FUSAM, per richiederle la disponibilità a prestare un’opera, è stato il punto di partenza per un percorso di amicizia che viene alimentato di giorno in giorno, attraverso il confronto di idee, di esperienze, di emozioni.
Questa è la donna.
Marina Legovini artista, in senso stretto, opera a Gorizia in via Carducci nella Corte dell’arte dove anche, nello “Spazio” dedicato all’indimenticabile amica Alba Gurtner espone le opere dei suoi allievi, e non solo.
Di Marina, nel sito web personale è possibile consultare il suo ricco curriculum personale e visionare le sue opere più recenti.
Anche se, a mio avviso, è stata a suo tempo la mitica Dora Bassi a raccontarci Marina Legovini, l'artista, nel modo migliore di quanto si possa fare.
“Una volta le chiamavano "mani d'oro". Con mani così,tenacia e pazienza da artigiano di gran qualità, sete di bellezza, estro e fantasia, com'era prevedibile Marina Legovini ha sfondato il sottile diaframma che separa l'arte applicata dall'arte così detta “pura”, cioè senza fini pratici, lasciando che reciprocamente l'una dia nutrimento all'altra.
Dai forni dei laboratori di Calle Corona in Gradisca d'Isonzo uscivano a getto continuo smaglianti piatti di ceramica più adatti a decorare una parete che a contenere frutta e biscotti, e grandi vasi dal corpo perfetto che tutt'al più potrebbero reggere una rosa, ma indubbiamente vanno guardati come sculture. Nati come ricerca di forma assoluta, non richiedevano altri fronzoli perché bastavano a sé stessi. Vogliono essere semplicemente guardati.
Tanta tensione di bellezza, di perfezione, sigla anche le tele dipinte da Marina, facendo coincidere il suo fare arte con i modi di molte artiste, ieri trascurate e oggi continuo oggetto di studio, cioè un procedere che conquista la superficie del quadro millimetro dopo millimetro, con metodo, nitore, senza pentimenti, seguendo più che il gusto della sperimentazione un intimo progetto di conoscenza delle cose, indagate con la curiosità assorta di un bambino che penetra in ogni dettaglio e lo memorizza come evento magico. [...]”